Ti piacerebbe collegare il tuo giradischi a un amplificatore che non dispone di ingresso phono, ma non sai da dove cominciare? Sai cosa? È un dubbio più frequente di quanto immagini. Il vinile torna a farsi sentire con un fascino antico, eppure molti amplificatori moderni trascurano questa connessione old school. Ecco perché, per sfruttare i tuoi dischi, potresti aver bisogno di un preamplificatore phono RIAA. In questa guida, cercherò di spiegarti cos’è, come funziona, e come scegliere il modello più adatto al tuo sistema e al tuo budget.
Perché serve davvero un pre phono RIAA
Fammi spiegare la questione in poche righe. La testina di un giradischi produce un segnale minuscolo, decisamente più debole di quello generato da un lettore CD o da uno streamer digitale. Se colleghi il giradischi direttamente a un ingresso di linea standard (tipo AUX, CD, TUNER), otterresti un volume bassissimo e un bilanciamento di frequenze sbilenco. E non ti sto parlando di una leggera differenza: l’audio suonerebbe piatto e sproporzionato perché il vinile è inciso con una curva particolare (la curva RIAA), che enfatizza le alte frequenze e attenua le basse in fase di registrazione. Poi, all’ascolto, occorre un processo inverso per ristabilire l’equilibrio tra acuti e bassi.
Questa compensazione si chiama equalizzazione RIAA e dev’essere fatta da un circuito specializzato: il preamplificatore phono, appunto. Oltre a recuperare il giusto bilanciamento sonoro, questo dispositivo eleva il segnale del giradischi a un livello idoneo per l’ingresso line dell’amplificatore. Senza il pre phono, il vinile non sprigiona la magia che ha reso i dischi tanto amati.
Ultimo aggiornamento 2025-05-14 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
Alcuni giradischi moderni (in particolare quelli “USB”) hanno già un preamplificatore incorporato. Se questo è il tuo caso, puoi collegarli direttamente a un ingresso di linea, e sei a posto. Ma spesso, tali preamplificatori interni sono di qualità piuttosto elementare. Se punti a un suono di livello superiore, un pre phono dedicato potrebbe regalarti un miglioramento udibile.
Uno sguardo rapido alla curva RIAA – Perché è così importante
È impossibile parlare di preamplificatore phono senza citare la curva RIAA. Basta un brevissimo viaggio nel tempo: tra il 1925 e il 1956, ogni casa discografica sperimentava la propria equalizzazione per incidere i dischi, con risultati variabili. Poi, nel 1956, la Recording Industry Association of America (RIAA) standardizzò tutto, introducendo una curva di equalizzazione universale, che ancora oggi è lo standard per la produzione dei vinili.
Praticamente, durante la registrazione, le frequenze basse vengono attenuate e quelle alte vengono potenziate. Poi, all’ascolto, il pre phono compie l’operazione opposta, riportando il segnale a una corretta risposta in frequenza. Così, i groove del disco non risultano troppo ampi (per le basse frequenze) e troppo rumorosi. In più, i fruscii restano limitati. Se il preamplificatore phono sbaglia (anche di poco) la compensazione, la musica appare sbilanciata: o troppo esile sui bassi o, al contrario, eccessivamente boomy.
Collegamenti e installazione – Tutto semplice
1. Collegare il giradischi al pre phono
Qui basta una coppia di cavi RCA dalla testina (o meglio, dall’uscita del giradischi) all’ingresso del preamplificatore phono, più il cavetto di terra (GND) se previsto. Non sottovalutare il filo di messa a terra: aiuta a evitare ronzii o rumori di fondo.
2. Collegare il pre phono all’amplificatore
Un’altra coppia di cavi RCA va dall’uscita del pre phono a uno degli ingressi di linea dell’amplificatore: CD, AUX, TUNER… non fa differenza, perché tutti quegli ingressi hanno in pratica lo stesso livello di sensibilità.
A questo punto, quando metti la puntina sul disco, il segnale passa attraverso il pre phono, che lo equalizza e lo amplifica, inviandolo poi all’ingresso di linea dell’amplificatore.
Differenze tra testine MM e MC
Se ti sei affacciato al mondo del vinile, avrai notato che esistono testine “Moving Magnet” (MM) e “Moving Coil” (MC). La differenza, in breve, è che:
- Moving Magnet (MM)
- Livello di uscita intorno a 3-5 mV
- Prezzo generalmente inferiore
- Più facili da sostituire (stilo rimovibile)
- Impedenza media più alta
- Moving Coil (MC)
- Livello di uscita minore, anche a 0,3 mV
- Suono spesso considerato più raffinato
- Più costose e delicate da maneggiare
- Richiedono un preamplificatore phono (o uno stadio MC) con guadagno più elevato e rumorosità di fondo bassissima
Non tutti i pre phono gestiscono le MC. Alcuni modelli hanno uno switch MM/MC, altri un ingresso dedicato per ogni tipologia. Se hai in mente di passare a una testina MC in futuro, è meglio scegliere un pre phono che lo supporti sin dall’inizio.
Da cosa dipende la qualità di un preamplificatore phono
Potresti pensare che dentro un pre phono ci siano giusto un paio di condensatori, qualche resistenza e poco più. In effetti, la curva RIAA si realizza con un circuito di filtraggio relativamente semplice (basterebbe un filtro di primo ordine per 6 dB/ottava). Ma, nella pratica, la precisione del risultato dipende in gran parte dalla qualità e dalle tolleranze dei componenti. Anche pochi centesimi di differenza nell’impedenza di una resistenza possono alterare l’accuratezza della curva di equalizzazione.
Componentistica passiva
Resistenze, condensatori, circuiti stampati e cablaggio: tutto conta. Più i valori sono stabili e precisi, più il segnale del vinile rimane incontaminato. I preamplificatori phono di fascia alta, infatti, usano componenti con tolleranze strettissime (come ±1% o anche meglio).
Sezione di alimentazione
Spesso si sottovaluta la parte dedicata all’alimentazione. Eppure, un segnale così basso (in ingresso) è estremamente sensibile anche al minimo disturbo elettromagnetico. Un alimentatore rumoroso può inquinare il segnale, generare ronzii o addirittura modulazioni indesiderate. Ecco perché alcuni costruttori scelgono alimentazioni esterne, per tenere trasformatori e circuiti di potenza lontani dal delicato stadio di equalizzazione.
Stadio attivo (transistor o valvole)
Tra i fattori che possono distinguere un pre phono c’è la scelta di transistor, op-amp, o addirittura valvole. Ciascuna tecnologia ha il proprio “carattere” sonoro, e molto dipende dal progetto complessivo. Alcuni sostengono che le valvole regalino un timbro più caldo, altri prediligono la nitidezza dei transistor. È anche una questione di gusti musicali e di sinergia con il resto dell’impianto.
Rumore di fondo (Noise Floor)
La rumorosità intrinseca di un pre phono va tenuta sotto controllo. Un segnale in ingresso di pochi millivolt amplificato centinaia di volte può evidenziare anche i più piccoli fruscii generati dai componenti elettronici. Per un ascolto in silenzio, specie nei passaggi più delicati di musica classica o jazz, un pre phono silenzioso fa la differenza.
Fasce di prezzo – Quanto spendere per un pre phono
Sai cosa? Non tutti abbiamo lo stesso impianto, e non tutti abbiamo la stessa passione per l’Hi-Fi. Esistono preamplificatori phono da poche decine di euro e pre phono di fascia alta che sfiorano (o superano) i mille euro. Come orientarsi?
- Fascia base (sotto i 100 euro)
- Molti modelli entry-level rientrano qui. Poche pretese, ma fanno il loro dovere.
- Spesso dotati di uno switch per MM/MC, anche se la sezione MC potrebbe non essere ultra-performante.
- Adatti a impianti budget o a chi vuole semplicemente ascoltare i vinili senza eccessive esigenze.
- Fascia media (100-300 euro)
- È il segmento preferito da chi ha già un giradischi di buona qualità e desidera un miglior controllo della curva RIAA e un livello di rumore più basso.
- Spesso trovi componenti passivi migliori e alimentazione più curata.
- Molti brand offrono proposte con ottimo rapporto qualità/prezzo.
- Fascia medio-alta (300-600 euro)
- Qui si entra in un terreno più raffinato. Le tolleranze dei componenti si stringono, l’alimentazione è più silenziosa, i circuiti sono progettati con grande attenzione.
- Perfetti per chi possiede testine MC di buon livello e non vuole farsi “rovinare” il suono da un pre phono rumoroso.
- Fascia alta (oltre i 600 euro)
- Parliamo di apparecchi hi-end dove si investe in chassis massicci, valvole selezionate, alimentazioni esterne, e ogni sorta di soluzione per ridurre vibrazioni e rumore elettrico.
- Sono dedicati agli appassionati che possiedono testine e giradischi di pregio, disposti a spendere per un salto di qualità ulteriore.
Certo, i prezzi che cito sono indicativi. Alcuni marchi propongono modelli dai costi ancora superiori, con progetti unici o materiali rari. Dipende tutto dalle tue esigenze e da quanto sei disposto a investire.
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Cosa considerare prima dell’acquisto
Vediamo quali sono gli elementi da valutare nella scelta di un preamplificatore phono.
Tipo di testina (MM o MC)
Se hai una testina MC, verifica che il pre phono la supporti adeguatamente (guadagno e impedenza di carico regolabili, se possibile). Se invece stai usando una testina MM, non occorrono particolari settaggi, se non la normale curva RIAA.
Impostazioni di impedenza e guadagno
Nei pre phono più avanzati, spesso è possibile selezionare diverse impedenze di carico o variare il guadagno (in dB). Queste opzioni si rivelano preziose per “accordare” il preamplificatore alla testina e ottimizzare la resa sonora. Non è un passaggio obbligato, ma può fare la differenza per i più esperti.
Alimentazione esterna o interna
Un pre phono con alimentatore separato riduce la possibilità di interferenze elettromagnetiche, ma potrebbe costare di più. Se vuoi la massima purezza sonora, investi in un modello con alimentazione lineare di qualità.
Qualità costruttiva e materiali
Guarda bene lo chassis: è robusto e schermato? I connettori RCA sono solidi, placcati in oro? Ci sono soluzioni antirisonanza? Un buon preamplificatore phono non deve per forza pesare come un macigno, ma curare i dettagli è un ottimo segno.
Abbinamento all’amplificatore
Qualche volta si parla di “impedenza d’uscita,” “sensibilità d’ingresso” e potenziali mismatch. Di solito, se il pre phono è ben progettato, funziona con qualsiasi amplificatore dotato di ingresso di linea. In ogni caso, se hai dubbi, verifica le specifiche del produttore.
Preamplificatore phono a valvole o a transistor
Un piccolo inciso: alcuni appassionati giurano che lo stadio a valvole doni una musicalità più calda e avvolgente, mentre i transistor (o gli op-amp) siano più trasparenti e analitici. In realtà, molto dipende dal progetto d’insieme e dalla selezione dei componenti. Non c’è una regola assoluta. Magari un pre phono a valvole, ben realizzato, può sonorizzare un genere musicale in maniera deliziosa, mentre un modello a transistor, altrettanto valido, può sorprendere per nitidezza. Se puoi, ascolta entrambi prima di decidere. Ogni orecchio ha le sue preferenze.
Conclusioni
Gli amplificatori moderni, il più delle volte, non includono un ingresso phono dedicato. E se c’è, talvolta è realizzato in maniera economica, con scarso rispetto delle tolleranze RIAA. Di conseguenza, aggiungere un preamplificatore phono esterno può fare miracoli se vuoi goderti i vinili al massimo delle loro potenzialità.
Qual è la morale? La scelta di un pre phono va commisurata al valore del tuo giradischi, della testina, del resto dell’impianto e del tuo desiderio di sfruttare al meglio la musicalità del vinile. Non serve necessariamente una spesa immensa, ma vale la pena cercare un modello adeguato, con un circuito ben progettato, un’alimentazione pulita e la possibilità di regolare il guadagno per la tua testina preferita.
Se possiedi un giradischi entry-level e un impianto base, è probabile che un piccolo pre phono da 50-100 euro faccia già un buon lavoro, restituendoti il piacere di ascoltare i dischi. Se invece hai una testina MC di fascia alta e un impianto ambizioso, avrai bisogno di un preamplificatore phono più raffinato, dove la cura nei dettagli gioca un ruolo essenziale.